giovedì 11 settembre 2014

Sla, il racconto di un padre: "I figli mi stanno donando una seconda vita"



Redattore Sociale del 09-09-2014

Sla, il racconto di un padre: "I figli mi stanno donando una seconda vita"

Per Riccardo, 39 anni, i primi sintomi 6 anni fa, poco dopo la nascita della prima figlia. Nel pieno della malattia, è diventato padre per la seconda volta. Oggi è paralizzato e non parla, ma "la semplicità dell'amore dei propri figli può abbattere qualsiasi barriera".

ROMA. Riccardo ha 39 anni, due figli piccoli e da 4 anni è “prigioniero del suo corpo”: la Sla ha mostrato i suoi primi segni 6 anni fa, poco dopo la nascita della prima figlia, “orgoglio indescrivibile”. Oggi, i suoi figli può accarezzarli solo con gli occhi: gli stessi occhi attraverso cui comunica con loro e con il mondo. Ma “la carica di essere padre e marito – assicura - supera la paurosa vita da affrontare e la semplicità dell’amore dei propri figli può abbattere qualsiasi barriera”.

Così, proprio in questi giorni, mentre la Sla urla la propria esistenza attraverso le mediatiche “docce gelate”, Riccardo rompe il suo silenzio per affidare al comunicatore oculare la sua testimonianza di malato “silenzioso” e raccontare, in poche righe, la vita reale di chi, quella “doccia gelata”, l’ha avuta davvero. Le sue parole sono raccolte da Anna Fusina per “Gli amici di Lazzaro”.

“Avevo solo 33 anni quando iniziarono i primi sintomi, ma mai nessuno avrebbe pensato a quale tragedia sarei andato incontro – racconta Riccardo - Io e mia moglie avevamo coronato la nostra unione dando la vita ad una bimba bellissima: un orgoglio indescrivibile. Nel frattempo i mesi passano e la malattia continua il suo corso, si passa da un ospedale all’altro, con la speranza che la diagnosi cambi! Nostra figlia intanto cresce velocemente, e lei, così piccina, mi dà così tanta carica di vita che a volte mi scordo addirittura della malattia”. Il tempo passa e la malattia compie il suo cammino, implacabile: “malgrado la vistosa decadenza del fisico, non demordo. Mia moglie rimane incinta del secondo figlio, da noi voluto, anche contro il parere dei medici, che ce lo sconsigliavano onde evitare ulteriori problemi”.

Riccardo diventa quindi papà per la seconda volta, mente la sua “disabilità grave avanza senza guardare in faccia nessuno”, ma “i mesi passano, i bimbi crescono, e io peggioro più velocemente di quello che si pensi. La Sla é riuscita ad annientarmi totalmente. Lei ti toglie tutto così, senza scrupoli, lasciandoti totalmente lucido da guardare cosa ti riesce a fare. In noi, malati di Sla, lo scorrere del tempo fa sì che il nostro corpo diventi un estraneo al nostro animo”. Il pensiero, però, “non si ferma mai – assicura Riccardo - e ritorna a quando da bambino correvo nei prati spensierato, pieno di energia e con tanta voglia di diventare grande, o al giorno in cui ho visto per la prima volta mia figlia e l’ho stretta tra le mie braccia o a quel figlio che solo con una mano avevo potuto accarezzare, perché la Sla non mi permetteva altro. Niente vacanze al mare, nessuna corsa in bicicletta, nessun bacio e carezza posso più dare ai miei figli… Nessun semplice gesto mi è più concesso, nemmeno di piangere per poi asciugarmi le lacrime, perché sono gli altri che devono asciugarle a me!”.

E’ una condizione drammatica, che “porta più della metà dei malati a scegliere di non vivere”, riferisce Riccardo, che oggi muove solo gli occhi, respira grazie a un ventilatore meccanico e mangia tramite un sondino. “Questa é la Sla – osserva Riccardo - una malattia senza cura, ma che io ho scelto di combattere, perché la carica di essere padre e marito supera la paurosa vita da affrontare e la semplicità dell’amore dei propri figli può abbattere qualsiasi barriera. Loro mi stanno facendo vivere la mia seconda vita attraverso la loro semplicità di amare. Ringrazio mia moglie e i miei figli per avere dato la vita a un papà prigioniero del suo corpo”. (cl)

Fonte: agenzia.redattoresociale.it
 

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