venerdì 15 febbraio 2013

Il bambino in gestazione parla ai suoi genitori

Parla un bambino dall’utero materno:

Sono felice che mi abbiate dato la possibilità di comunicare col mondo, perché ho tante cose da dire, anche a nome di tutti i bambini, quelli prossimi alla nascita, ma anche quelli che verranno concepiti in futuro.

Prima di tutto vorrei ringraziare la mia Mamma che, con molta dolcezza, mi fa giungere non solo il nutrimento che serve per la costruzione del mio corpo, ma anche le sue dimostrazioni di tenerezza manifestate in varie forme. Io sento tutte queste cose, sento che mi vuole già molto bene e che attende ansiosamente il giorno di potermi stringere fra le sue braccia. Anch’io non vedo l’ora che giunga quel momento per conoscere il suo volto, il suo profumo, il suo calore ! Ma dobbiamo attendere con pazienza. Intanto mi piace sentire la sua voce, specialmente quando mi parla. E anche se lo fa soltanto col pensiero, io la percepisco, perché in questo lungo periodo di nove mesi noi siamo un essere solo, anche se al tempo stesso siamo due persone distinte, ognuna con il proprio destino e col proprio programma di vita.

E, come sento il suo pensiero, recepisco anche i suoi sentimenti e gioisco quando la sento serena e tranquilla. Se è tranquilla lei, lo posso essere anch’io; e, quando sono tranquillo, posso badare meglio alla costruzione delle cellule che devono andare a formare tutte le varie parti del mio corpicino. È un grosso lavoro, ma la mia Mamma mi aiuta facendomi giungere tutte le sostanze necessarie più pure e più importanti. Io le sono molto grato, anche perché tutto quello che mi manda è intriso di amore. I suoi pensieri e i suoi sentimenti, tutto è intriso di amore, ed è così che ricevo gli elementi necessari per formare anche la mia psiche. E questa collaborazione è bellissima. Grazie, Mamma!

Quanto mi piace quando canta per me! Sento che udire delle belle musiche mi fa bene e mi aiuta a crescere. La Mamma conosce tante belle canzoni. Ci sono delle ninnananne dolcissime, e sono sicuro che me le canterà anche dopo, quando sarò nella mia culla. Udendo i canti che già conosco, nei momenti di agitazione certamente mi calmerò, perché capirò che la nascita era soltanto un passaggio dal prima al dopo.

Forse, è proprio per questo che le mie orecchie sono già in grado di udire, per memorizzare tutto sin da ora e per riconoscerlo e apprezzarlo meglio dopo.

Infatti, conosco tutti i rumori della mia casa esterna: il telefono, l’aspirapolvere, ma quello che mi piace di più è la voce della mia Mamma, non solo quando mi parla, ma specialmente quando canta.

Sono trascorsi cinque mesi e sono già in grado di partecipare a tutto ciò che accade nel mondo circostante. Non riconosco soltanto la voce della mia Mamma, ma anche quella più grave del Papà. Che bello quando mi accarezza! In realtà, lui accarezza il pancione della Mamma, ma io sento che è lui. È un tocco speciale che mi fa gioire tutte le volte. E, quando giochiamo a ‘calcetto’, come mi diverto! Anche Mamma e Papà si divertono, perché mi sentono presente, e io sono felice più di loro perché sento di essere atteso e amato. Infatti, per noi piccini, l’amore è un nutrimento fondamentale.

Mi dispiace per tutti i bambini che in passato non hanno potuto vivere questi momenti così gioiosi. Una volta tutti credevano che, prima della nascita, noi piccini fossimo degli esserini insensibili, incapaci di percepire alcunché, nemmeno il dolore fisico. Dicevano che soltanto alla nascita saremmo diventati una persona; prima ci consideravano soltanto una massa di cellule. Solo la nostra Mamma ci portava nel cuore. Purtroppo, a volte nemmeno lei, ma di questo non voglio parlare. È troppo doloroso.


Ora tutto è diverso, e ciò lo dobbiamo ai numerosi gli scienziati e ai ricercatori che ormai da tanti anni sondano il nostro mondo che sta nella pancia della Mamma. Lo possono fare perché ora dispongono di apparecchi, che però a noi piccini non piacciono affatto perché sono terribilmente rumorosi. È però vero che ora Mamma e Papà possono osservarci su una finestrella, e per loro questa possibilità suscita una forte emozione, in quanto si trovano di fronte a una realtà che prima era in gran parte ancora soltanto un sogno. Così ci possono vedere succhiare il pollice o mentre facciamo la pipì, ci vedono mentre ci muoviamo e, molto spesso, riescono persino a capire se siamo un maschietto o una femminuccia. Di solito è il Papà che vorrebbe sapere,
mentre la Mamma dice che per lei non è importante, purché il bambino sia sano e perfetto.

Intanto i medici ci osservano, ci controllano, ci misurano e giudicano se tutto procede bene. Per noi, però, la cosa non è tanto gradevole; ho sentito dire che saremo tutti una generazione di giovani amanti degli elicotteri, perché l’apparecchio che ci scruta fa lo stesso rumore, tutto a colpi.

A volte entrano nel sacco che ci racchiude con un ago molto lungo per prelevare del liquido, e questa è una cosa che fa paura. So che certi bambini riescono con la manina ad allontanare l’ago per paura che faccia loro del male. Sono tutte cose strane, però dicono che siano importanti.
Comunque, è a tutti i ricercatori che dobbiamo essere grati, perché sono stati loro a metterci nella posizione che meritiamo, facendo sì che anche noi nascituri veniamo presi in consi-derazione e curati come è giusto fare, perché anche noi abbiamo delle esigenze, non soltanto i bambini già nati. In generale si parla sempre solo di loro, mentre anche noi siamo il futuro di una società in fase di rinnovamento.

Una cosa che mi piace tanto è quando Mamma e Papà vanno a fare una passeggiata in mezzo alla natura. In quelle occasioni sento proprio che mi giunge l’apporto benefico di qualcosa che chiamano ‘ossigeno’. Dicono che sia molto importante per la formazione del nostro cervello. Dicono che quando il cervello è bene sviluppato, ciò vada a beneficio anche di tutti gli altri organi. Infatti, io sento che è proprio così. Spero proprio che Mamma e Papà vadano spesso a fare un giretto in campagna, non soltanto per me, ma anche perché per loro è un momento di incontro molto bello.

La maggior parte del loro tempo lo trascorrono sempre al lavoro, per cui queste belle passeggiate sono momenti di riavvicinamento che, includendo anche me – perché i loro discorsi sono sempre rivolti al futuro con il loro bambino, che sarei io – aiutano a consolidare quello che chiamano ‘bonding’ (legame) Mamma/Papà/bambino, che ci terrà vicini e uniti anche in seguito. E questa unione mi dà molta tranquillità e sicurezza, perché sento che avrò in loro sempre dei grandi e sinceri amici.

Ora sono contento di aver potuto dire tutte queste cose. Ce ne sarebbero molte altre da aggiungere, ma lo farò un’altra volta. Ah, no, ho ancora due cose da far sapere: una è che quando dovrò nascere, vorrei che il mio Papà fosse con noi, per assisterci ed esserci vicino, e sono sicuro che anche la Mamma lo vorrebbe. La seconda è che, subito dopo la mia nascita, avrò bisogno di rimanere con la mia Mamma. Il passaggio da feto a bambino è un momento molto delicato, e vicino alla mia Mamma mi sentirò più protetto e al sicuro. Appena nato, è importante che io rimanga accanto alla mia Mamma, anche per incontrare il suo sguardo e ricevere i suoi baci e le sue carezze. Dobbiamo rimanere insieme per far nascere nella realtà tutti quei sentimenti che avevamo sognato nei mesi precedenti. Che gioia grande sarà essere preso fra le sue braccia!

La presenza di Papà sarà pure molto importante.
Vorrei che fosse lui a tagliare il cordone ombelicale e a separarmi dalla Mamma per costituire così la nostra famiglia. Sarebbe bello che fosse Papà a farmi il primo bagnetto. Noi piccini siamo molto sensibili a queste amorevoli attenzioni, che ci aiutano a dare un inizio gioioso alla nostra esistenza nel mondo.

Si chiederanno tutti: ma come fa a capire, a distinguere le parole, a sentire quello che gli dicono? Infatti, non sono i significati delle parole che mi giungono, ma quel flusso di
sentimenti profondi che superano tutte le barriere, che non ha bisogno di frasi o di concetti, ma che giunge diretto al mio cuoricino, sempre molto sensibile e aperto a ogni sentimento sincero e amorevole.

È così che vado incontro con tanta fiducia alla mia vita nel mondo, e sento che sarò una creatura che vive in positivo, con tutte le conseguenze del caso, grazie naturalmente alla mia Mamma prima di tutto, ma anche a Papà e a tutti coloro che già mi aspettano con tanto amore.

Quello che vorrei aggiungere è che nella Carta dei Diritti dei Bambini sarebbe giusto che venis-sero contemplati anche i diritti dei bambini che devono ancora nascere. Infatti, vorremmo far valere il nostro diritto di nascere in una famiglia che ci ha concepiti perché ci desiderava veramente, che ci ama già sebbene non ci conosca ancora personalmente e che possa darci tutto ciò di cui abbiamo bisogno per andare incontro a una vita sana, piena di interessi e utile alla nostra crescita fisica e psichica, alla nostra famiglia e a tutta la società. Si eliminerebbero così tanti guai e dispiaceri che attualmente formano la preoccupazione di tutti.

Noi non abbiamo tante pretese; abbiamo bisogno soltanto di essere amati, perché per noi l’amore è cibo.
E se riceviamo tanto amore oggi, quando saremo grandi lo restituiremo in dose centuplicata, per il bene di tutti.

Con tanta gratitudine
Un bambino prenatale




Le parole del bambino prenatale rispecchiano i concetti enunciati dai numerosi scienziati e ricercatori di tutto il mondo che esplorano e studiano il mondo intrauterino e tutto ciò che riguarda la formazione fisica e psichica del bambino prima della nascita. L’ignoranza di un tempo non è più tollerata, tanto più se si considera che, quale periodo determinante, la fase prenatale si riflette su tutto il resto dell’esistenza.
Bianca Buchal

 www.gravidanzaconsapevole.org















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